HOOOOOOOOO gli avete dato il voto a sti zozzi comunisti??? adesso beccatevi questo.......
20-06-2006 - Frequenze, la consegna del silenzio - Ginevra ha depennato18mila impianti italiani, ma nessuno ha interesse a farlo sapere. Per ora - da
www.puntocomonline.it - Puntocom di oggi pubblica un interessante articolo sull'esito della Conferenza di Ginevra sulle Radiocomunicazioni. Data la rilevanza della questione, riprendiamo integralmente il pezzo del giornalista Francesco Lener - La grande attesa del responso di Ginevra era iniziata giusto un mese fa, quando il presidente Rai, Claudio Petruccioli, aveva annunciato l'imminente Caporetto delle frequenze televisive: «L'Italia potrebbe subire un forte ridimensionamento del proprio patrimonio di frequenze e la Rai potrebbe veder dimezzata la propria capacità. Il che impedirebbe di fatto il cosiddetto switch-off dall'analogico al digitale, perché il patrimonio di frequenze in nostro possesso non ci consentirebbe quell'universalità del servizio che per noi è condizione indispensabile». Un disastro vero al quale era stata affiancata una data, quella del 16 giugno, giorno in cui era prevista la conclusione della conferenza internazionale incaricata di ridare ordine al settore. Bene. Come qualcuno avrà notato, il 16 giugno è passato e, come pochi altri avranno notato, il silenzio sull'esito della conferenza ginevrina, forse anche a causa della casuale contemporaneità della patetica vicenda savoiarda, è stato assoluto. La mazzata però c'è stata, eccome. Cerchiamo di capirci qualcosa di più con uno dei pochi addetti ai lavori che non abbia interesse a coprire con un velo di silenzio la questione, il professor Antonio Sassano. «Sono state assegnate all'Italia circa 1500 frequenze con "nome cognome", di facile riconducibilità al proprietario, e altrettante aree in cui è più difficile dire chi è il proprietario, perché ce ne potrebbe essere più di uno con la stessa frequenza nello stesso posto». Per far capire bene il significato delle assegnazioni e per buttare un po' di acqua sul fuoco, il ministro per le Comunicazioni Paolo Gentiloni aveva parlato di "bollino blu", escludendo che le frequenze non censite potessero essere spente tout court. Magra consolazione, in realtà: per le frequenze non coordinate dalla conferenza internazionale ci sarà una "mutazione dei diritti d'uso", che ne comporterà un depotenziamento tale da renderle, in molti casi, inutilizzabili. «Nel caso delle aree concesse a Ginevra senza un proprietario identificato - aggiunge Sassano - ci potrebbero essere alcune conseguenze sorprendenti. Chi ha un impianto nelle vicinanze di una grande città potrebbe ritrovarsi "coordinato" dall'Onu a Ginevra, quando magari il giorno prima aveva molti meno diritti degli altri». Vista così, la situazione potrebbe sembrare meno nera del previsto. Ma è solo un abbaglio fugace: «Tra una fattispecie e l'altra, siamo a un totale di 3-4000 mila impianti che cadono in questo elenco, su un totale di 22mila esistenti: si faccia il conto se è andata bene o male». Ok, è andata male e, viste le premesse, non sarebbe potuta andare diversamente. «Abbiamo trovato una situazione di caos incredibile», aveva spiegato alla vigilia della decisione ginevrina il garante per le Comunicazioni Corrado Calabrò. Né lui né altri, però, se la sono sentita per ora di commentare la situazione a bocce ferme. Eppure c'è stata una firma, è stato distribuito a tutti il dischetto con il piano definitivo, in attesa che il responso venga ratificato dal Parlamento. Di fatto, non c'è nessuno che abbia il dovere di comunicare coram populo come sono andate le cose. Il ministero, che forse avrebbe qualche onere in più, ha la scusa del lavoro intrapreso sul "database" delle frequenze, oltre all'esigenza di valutare con calma il piano di assegnazione in relazione alla complessa realtà del nostro territorio. Ma anche gli altri player, pur conoscendo già perfettamente la propria condizione, non parlano, probabilmente perché sono interessati a non diffondere il panico e la preoccupazione. Chi non ha il bollino e sa di essere tra i 18mila impianti rimasti fuori dal coordinamento internazionale, ha a sua volta interesse a non far sapere: la speranza, più che logica vista la sfrenata deregulation degli ultimi quarant'anni, è che di Ginevra non se ne parli più e che la lista non venga mai applicata. Questa volta, però, sarà difficile evitare che i nodi vengano al pettine. (Francesco Lener - Puntocom)
update 19/06/2006 17.57.20
Gentiloni il bollino blu se lo deve attaccare in fronte........